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One Shot #1

DDH Session Ipa

ONE SHOT#1 - Stile: DDH Session Ipa Nome: One Shot #1 - Alc. 4,7% vol - Temperatura di servizio: 6-8° C

Dissetante, inebriante e poco alcolica, questa DDH Session Ipa è una birra che rappresenta l'estate. La decisa luppolatura in aroma e la successiva doppia luppolatura in Dry Hopping regala sia al naso che al palato aromi freschi e persistenti di frutta tropicale, mango, agrumi, frutta con nocciolo e balsamici. L'amaro è deciso e proporzionato al corpo leggero che non tradisce.
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il birrificio

la nostra Storia

Ebbene sì, anche noi, “qualche” anno fa, nel primo esperimento fatto con un kit per la birra fai da te acquistato in un negozio di bricolage, ci siamo incantati dinanzi al gorgogliatore che ribolliva, chiedendoci quale strana alchimia stesse accadendo in quel contenitore di plastica. Nonostante tutte le attenzioni e gli espedienti, non sempre efficaci, per controllare la temperatura, la fermentazione e sanificare, sanificare ed ancora sanificare, la birra autoprodotta è entrata di colpo nella nostra vita perché, diciamocelo, in ogni caso aveva decisamente un altro sapore, quello della soddisfazione!
Di lì a poco sono iniziati gli esperimenti, non avendo problemi a trovare “cavie” che si prestassero ed apprezzassero i nostri lavori il più delle volte, forse, per gentilezza.
In casa ormai aleggiava sempre più spesso l’odore di “mosto” e le pentole impiegate a tale scopo erano sempre di più. Il passaggio dagli estratti di malto al metodo “all grain” è stato automatico e l’impegno, ovviamente, è triplicato così come le attrezzature, la strumentazione e il numero delle pentole prese in ostaggio.
Abbiamo scoperto, per forza di cose, che la birra non esiste ma esistono le birre (cit. Lorenzo Dabove alias Kuaska) e che non era sufficiente prendere un po’ di malto e qualche luppolo per produrne una.
Sono iniziati gli studi, i viaggi, gli approfondimenti sulla poca letteratura disponibile sul tema, sulle birre reperibili in commercio e su corsi specifici che con il tempo e con l’affermarsi del fenomeno “craft” sono diventati sempre di più facile fruizione e di qualità sempre crescente.
Tutto è rimasto un hobby finché la vita ci ha portato a prendere la decisione, non facile, di intraprendere quest’avventura che vorremmo condividere anche con voi, che avete avuto la pazienza e la curiosità di arrivare a leggere fin qui.
La volontà di comunicare emozioni nelle personali interpretazioni di alcuni stili di birra, la devozione e l’attenzione a volte maniacale nella selezione e preparazione delle materie prime, il controllo del processo produttivo che deve rigorosamente avvenire senza fretta, con i tempi che la natura impone, sono diventati il nostro sinonimo di birra artigianale.

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l’origine del nostro

Nome

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Il nostro interesse per l’Antico Egitto e l’astronomia ci ha portato a Sothis.Sothis è il nome in greco della divinità egizia Sopedet, personificazione della stella Sirio, la stella più brillante del cielo notturno. La comparsa ad oriente (levata eliaca) della stella Sirio nel firmamento notturno era un punto di riferimento molto importante nel calendario degli antichi egizi, infatti segnava l’inizio di un nuovo anno e l’approssimarsi della stagione delle piene del Nilo fondamentali perché il limo che veniva depositato sul terreno lo rendeva fertile permettendone la coltivazione. Tra le varie colture rivestivano un ruolo fondamentale i cereali con i quali veniva prodotto il pane e, soprattutto, la birra già nel 4000 a.C.

L’orzo e altri cereali, venivano schiacciati con mulino a macina in pietra subito dopo la germinazione; testimonianze di queste tecniche sono rappresentate da statuette tombali votive che rappresentano attività artigianali come la macinazione, la preparazione del pane e della birra. Alcune notizie certe che risalgono al 3100 a.C. narrano della ostessa Azag-Bau la quale preparava e vendeva nella sua cantina una birra di cereali che nella lingua egiziana più arcaica, veniva chiamata “Henqet”.

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